LAVORO, CRISI E DISPARITA’ DI TRATTAMENTO.

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Sembra il titolo di un film. Come se fosse il remake di “Pacco, doppio pacco e contropaccotto“. In realtà è il titolo a mo’ di tema di un’analisi effettuata sul mondo del lavoro. In sostanza, il Dipartimento delle Finanze del Ministero Economico ha individuato come un dipendente su due guadagni sette volte meno il proprio datore di lavoro. 


Numeri da capogiro, numeri che fanno rabbia. Numeri che il Presidente del Consiglio Renzi dovrebbe leggere per individuare le soluzioni per il prossimo decreto sul lavoro. Se la Riforma Fornero si è dimostrata fallimentare, ora è giunto il momento di contrastare disoccupazione e sfruttamento. 
I numeri parlano chiaro:

  • Dalla dichiarazione IRPEF di marzo, il reddito medio dell’Italia si aggira sui 20mila euro l’anno. 
  • Il 55% dei lavoratori è dipendente presse S.p.a., coop e società a responsabilità limitata.
  • Il 10% dei lavoratori lavora in ditte indipendenti.
  • Il resto lavora per enti pubblici, istituti di assistenza sociale o società di persone. 

Secondo i dati, il reddito più basso annuale si aggira attorno ai 10.450€. Questo reddito è inflitto soprattutto a lavoratori alle dipendenze di un singolo. Ed è molto grande la differenza tra questo reddito e quello di coloro che lavorano nella pubblica amministrazione: secondo i dati, questi ultimi guadagnerebbero 23.110€ l’anno. 

I datori di lavoro persone fisiche di industria, costruzioni e commercio dichiarano circa il doppio dei propri dipendenti“, dice il Mef, “mentre quelli che operano nelle attività professionali dichiarano quasi cinque volte il reddito dei propri addetti“. 

Cos’è che non va? 

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